Misure semplici per razionalizzare il sistema fiscale delle imprese (1 di 3)

19 Ott 2024

Il mondo imprenditoriale italiano si lamenta spesso della complessità del sistema di tassazione delle imprese e delle società, il quale assorbe molto tempo e molti soldi per pagare professionisti esterni, personale interno, software, ma che non sempre evita l’erogazione di sanzioni da parte della Amministrazione finanziaria per errori rilevati in sede di assolvimento di uno dei tanti obblighi dichiarativi.

Tra le complicazioni più ardue da superare indenni, vi sono le agevolazioni fiscali che, ad una recente conta parziale, hanno certamente superato le seicento diverse fattispecie (fonte Senato della Repubblica).

Ognuno può comprendere la difficoltà di gestire oltre seicento agevolazioni, per ciascuna delle quali deve esercitarsi un controllo amministrativo pubblico, con conseguenti costi rilevantissimi a carico del bilancio della Stato.

La prima misura per razionalizzare il sistema fiscale consiste nella eliminazione di tutte le agevolazioni e nella trasformazione delle stesse in una riduzione generalizzata della percentuale di tassazione Ires o Irpef, per chi esercita l’impresa in forma individuale o secondo uno schema di tassazione per trasparenze (società di persone).

La riduzione delle aliquote dovrà essere fatta in modo tale che il costo delle agevolazioni eliminate sia compensato dalle minori imposte incassate. Il vantaggio per le imprese e per lo Stato consisterà nel recupero dei costi del personale, dei software e delle strutture (archivi, server, computer ecc.) in precedenza dedicate alla gestione e al controllo delle singole agevolazioni, con un recupero di produttività per entrambi i settori (pubblico e privato).

Occorre eliminare tutte le agevolazioni insieme, in quanto, se ne vengono eliminate solo alcune, si presta il fianco alle recriminazioni dei settori orfani delle stesse. La razionalizzazione deve essere totale e definitiva.

Maggiori vantaggi possono essere riconosciuti, con meccanismi semplici, solo per gli investimenti in innovazione tecnologica (molto più semplice di Industria 4.0) e ricerca e sviluppo (ma smantellando l’attuale sistema di agevolazioni per R&S: un classico esempio di incubo burocratico) e per il rafforzamento del capitale proprio delle imprese (ma non ripetendo una pazzia applicativa come l’ACE).

Le citate eccezioni, applicabili a tutti i settori, sono conseguenti alla esigenza, per l’intero comparto imprenditoriale italiano, di recuperare produttività e creatività oltre che a rafforzare la struttura del capitale proprio.

Argomenti di cui parleremo in un prossimo post.

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